Quel che resta di Glocalnews, per me (il post)

La mia avventura con Glocalnews, il festival del giornalismo digitale voluto da Varesenews, case history del giornalismo italiano online e dal suo direttore, Marco Giovannelli,  è iniziata circa tre mesi fa.

Ho avuto modo di partecipare in duplice veste,  sia come Social Media Editor nel team creato per l’occasione, (per cui ho seguito in special modo il canale twitter e la rassegna web) sia come  giornalista sociale, speaker nell’incontro “Senza terzi mondi, social per il sociale” insieme a Donata Columbro, Luca Conti e Paolo Ferrara.

Specifico questo per chiarire il mio diretto coinvolgimento ma anche la passione, con cui, insieme al direttore Giovannelli, agli altri colleghi di Varesenews e al Social Media Team, appunto, composto oltre che da me, da Silvia Giovannini (coordinatrice dell’intera comunicazione) e David Mammano, abbiamo costruito il racconto di quello che, partito come un evento pensato per il quindicesimo compleanno di Varesenews, è diventato molto di più.

E vi spiego il perché.

L’incontrof

Glocalnews è stato innanzitutto un momento di incontro nato dall’esigenza di fare “cultura” tra le esperienze giornalistiche nazionali e locali digitali, con un occhio a quanto sta accadendo a cavallo tra carta e web. Dall’universo variegato di ANSO,  l’Associazione Nazionale Stampa Online, ai colossi editoriali come il Gruppo l’Espresso, Corriere della Sera e La Stampa, per intenderci, passando per le testate online Lettera43 e Linkiesta.

Ecco, il fatto che a  Glocalnews potessero parlare allo stesso panel e raccontare la propria esperienza, Anna Masera insieme a Roberta Bertolini, entrambe Social Media Editor, una de La Stampa e l’altra Varesenews è stata un’esperienza arricchente, di confronto, di riflessione (che ho descritto qui). Ci ha fatto scendere tutti con i piedi per terra e riflettere sul senso vero di questo lavoro.

Così, come è stato interessante scoprire alcune best pratics sull’uso dei social network che arrivano proprio dal giornalismo “locale”: vedi il progetto sulla geolocalizzazione delle fonti e l’uso di twitter per raccontare il  disagio dei pendolari realizzato da Marianna Bruschi per La Provincia Pavese, diventato inchiesta giornalistica. Ma anche l’esperienza del live blogging dall’altra parte della Manica, come ci ha raccontato Lillo Montalto, che ha mostrato il futuro già in atto.

La formazione

Tra laboratori, masterclass e workshop è stato il momento fondante di Glocalnews. Quante sono le opportunità di formazione ed approfondimento  per giornalisti e blogger in questo momento epocale, di rivoluzione social mediatica? Poche, pochissime  e, non è un caso, molto spesso all’interno dei festival di giornalismo: dall’International Journalism Festival di Perugia, punto di riferimento per questa e per tutte le altre esperienze nazionali  da molti anni, al festival di Internazionale a Ferrara, fino alla prima edizione di DIG.IT, tenutasi lo scorso luglio a Firenze, grazie a LSDI.

Non è un caso che i laboratori  su twitter, cronaca in mobilità e strumenti digitali per il giornalismo presentati dai  giornalisti italiani dell’ Online News Association, da Mario Tedeschini Lalli  a Rosa Maria Di Natale, da Barbara Sgarzi  a Carlo Felice Della Pasqua, fino al workshop di Lillo Montalto sul real journalism e sul live blogging (che con la piattaforma Scribblelive ha seguito tutta la manifestazione come potete vedere in questo post) siano stati molto partecipati. Aprendo un ulteriore squarcio su quelle che devono già essere abilità e conoscenze del presente, per chi vuole continuare a fare questo lavoro.

La visione di un futuro

Il futuro a #Glocal12 lo si è toccato con mano. Sia con l’entusiasmo di oltre 100 ragazzi  che hanno partecipato a Bloglab, il laboratorio di giornalismo digitale, sia ascoltando le analisi e le discussioni, di giornalisti che hanno alle spalle anni di esperienza nei maggiori gruppi editoriali italiani, come quelle di navigati blogger e Social Media Curator come Pandemia e Tigella.

In ogni caso, quella che si è respirata nell’atmosfera varesina è la percezione di un cambiamento. Come potere leggere nelle analisi di Pier Vittorio Buffa e Mario Tedeschini Lalli, all’indomani di Glocal,  è in atto una profonda evoluzione nel mondo massmediatico. Che ci coinvolge tutti e che tutti, consapevolmente o meno, stiamo vivendo. Penso all’universo delle Web Tv presentato da Giampaolo Colletti con  Altra.Tv, così ampio e diffuso su tutto il territorio nazionale e non solo, come alla rivoluzione dei social network destinata a modificarsi ed evolversi in modo inarrestabile.

Come pure, e qui parlo in veste di giornalista sociale (e culturale e ambientale), al mondo della comunicazione del mondo non profit finora confinato e confinatosi nei  “recinti” dell’informazione sociale. Un mondo che deve prendere il coraggio a due mani e navigare in mare aperto, anche grazie ai social media. Senza dimenticare il nostro ruolo e come dice Marco Giovanelli “il bisogno di raccontare il mondo migliore che c’è, sotto i nostri occhi, anche dietro l’angolo di casa nostra”.

La sfida nell’epoca della disintermediazione

Nell’epoca della disintermediazione, come ha ben scritto Mario Tedeschini Lalli ,  il presidente di ONA Italia “ci sarà comunque spazio per giornalisti (professionali e non) che aiutino gli altri cittadini a selezionare, scegliere e magari contestualizzare il diluvio di informazioni che sono già comunque disponibili a tutti”. E che, aggiungo o, aggiungano etica, qualità e professionalità, maggiori di quelle odierne.

Ecco,  questo è quel che resta di Glocalnews, per me. Nonostante la precarietà, nonostante la disgregazione di un mondo dell’informazione come lo abbiamo finora vissuto, emerge l’entusiasmo di un’esperienza destinata a crescere e a rinnovarsi.

E, chi vuole continuare ad impegnarsi nel “mestiere più bello del mondo”, non si può fermare.

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Per chi vuole approfondire sul sito di Glocalnews:

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