Cultura digitale per l’inclusione sociale. Il mio contributo al barcamp di Montecitorio
Come giornalista e redattrice sociale, oltre che “tardiva digitale” mi sono occupata di media education e nuovi media, soprattutto grazie all’esperienza al Dipartimento Junior del Movimento Difesa del Cittadino. A cavallo del 2008 fino al 2010 ho partecipato alla stesura nel rapporto di monitoraggio sulla Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in collaborazione con il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), costituito da Save the Children e più di 80 ONG attive sulla tutela e sui diritti dell’infanzia, ivi compreso quello all’informazione.
Nello specifico nel 4° Rapporto di monitoraggio della Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della stesura del paragrafo “Minori, media e nuovi media”, inserito nel III capitolo “Diritti civili e Libertà” del 2008 e nel 2° Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia del novembre 2009, ho curato la stesura nella stesura del paragrafo “Il diritto dei minori all’accesso a informazioni appropriate” all’interno del IV capitolo “Diritti Civili e Libertà”.
E sebbene ora mi occupi di formazione ai Social Media in senso lato, proprio le mie esperienze sia nel mondo della comunicazione civica (come giornalista sociale e con Cittadini Reattivi), sia di trainer che, aggiungo, di madre di un ragazzo in età scolare, mi hanno spinto a partecipare al primo barcamp a Montecitorio sull’Agenda Digitale, organizzato dall’instancabile Anna Masera, da qualche mese a capo dell’Ufficio Stampa della Camera, occasione di condivisione con tante persone impegnate in Italia a costruire l’Agenda Digitale e a cercare di migliorare quei parametri che ci vedono tra gli ultimi in Europa. In attesa del concreto recepimento legislativo e del superamento di un digital divide che oltre di mezzi e possibilità è davvero, ora più che mai, culturale.
Su Camera Civici, la piattaforma messa a disposizione gratuitamente da fondazione ahref trovate le proposte presentate nella giornata del 11 aprile 2014, ivi compresa la mia che vi ripropongo di seguito, insieme alla presentazione già caricata su Slideshare, come il report dell’intero barcamp a cura di Nello Iacono
Cultura Digitale per l’inclusione sociale
Scuole aperte ai cittadini digitali al termine delle lezioni; genitori che allestiscono aule informatiche; esperti ICT non profit e Social Media che formano alla media education ragazzi e adulti. Competenze digitali, alfabetizzazione e inclusione digitale (PILLAR VI)
Analisi dati
Secondo il report ISTAT “Cittadini e Nuove Tecnologie”, in Italia, nel 2013, oltre la metà delle persone di età superiore ai 3 anni (il 54,3%) utilizza il personal computer e oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (il 54,8%) naviga su Internet. Rispetto al 2012, è sempre più diffuso l’uso del personal computer in tenera età: tra i piccoli di 3-5 anni l’uso del pc registra gli incrementi maggiori passando dal 17,4% del 2012 al 23,3%. L’uso di Internet cresce tra gli adulti di 35-44 anni (73,4% contro il 68,9% del 2012) e le persone di 60-64 anni (36,4% contro il 30,9% del 2012).
Ma a questi dati dovremmo contrapporre, a nostro avviso, la percentuale di popolazione che non ha mai usato internet, il 37% (2012) e che secondo l’UE nel 2015 dovrebbe scendere al 15%. Così come quella parte che usa regolarmente internet (il 53% in Italia nel 2012) dovrebbe salire al 75% nel 2015. O, ancora più efficacemente, i soggetti di categorie svantaggiate che usano Internet in Italia fermi al 38% (2012) dovrebbero salire al 60% nel 2015 (fonte Agenzia per l’Agenda Digitale – Principali indicatori Scoreboard European Digital Agenda).
Le proposte
Ma quali sono le abilità informatiche necessarie e fondamentali per un cittadino consapevole e informato, in grado di esercitare ad esempio il diritto all’accesso ai dati della PA? Oltre la definizione di indicatori condivisi, è fondamentale, sottolineiamo, lo sviluppo della cultura digitale, l’uso diffuso e consapevole della rete e la conoscenza delle sue possibilità di crescita civica, dall’uso delle piattaforme collaborative, ai Social Network, alla conoscenza della tutela della propria identità e privacy, alla netiquette.
Scuole aperte per la formazione e la cultura digitale.
Servono alfabetizzazione informatica e cultura digitale a 360 gradi per incentivare, promuovere e sollecitare sia lo sviluppo dei servizi digitali della pubblica amministrazione, sia la partecipazione dei cittadini attraverso l’utilizzo abituale degli strumenti di accesso civico. La scuola, fulcro del processo educativo, può e dovrebbe ospitare nei propri spazi incubatori di formazione continua. A Milano con il progetto Scuole Aperte lo fanno già. E se mancano i computer ( i PC a scopo educativo nelle nostre scuole, sono 6,2 ogni 100 studenti nel 2012 e 8,6 nella scuola secondaria di scuola secondaria di primo grado, secondo i dati dei principali indicatori Scoreboard European Digital Agenda) ci sono i “Genitori informatici” (come successo in provincia di Varese), che allestiscono aule informatiche in open source e formano i docenti all’uso dei nuovi sistemi operativi e programmi.
ICT e uso consapevole Social Media.
Non solo “educazione ai nuovi media audiovisivi e radiofonici”, come prevede la legge, ma sia in età scolare che in età adulta, ad esempio, la formazione all’utilizzo intelligente delle reti, dei social media e network, per scopi di promozione sociale, indagine e partecipazione civica. Diverse associazioni non profits in Lombardia, lavorano da tempo in questo senso (Informatica Solidale, Icaro deve volare)
Open data e diritto di accesso civico.
Non basta liberare dati, ma bisogna promuovere la “liberazione” di quelli effettivamente utili al miglioramento della qualità della vita e che aiutino la comprensione delle dinamiche sociali, culturali ed economiche. La consultazione e il loro utilizzo devono essere destinati all’innovazione sociale e alla conoscenza della cosa pubblica per migliorare lo stato dell’ambiente, della salute e la trasparenza nei procedimenti amministrativi. Per questo abbiamo pensato ad una Scuola di cittadinanza reattiva, per far comprendere l’importanza dell’uso e dell’accesso agli open data, in cui coinvolgere rappresentanti della società civile, dell’informazione e della scienza per formare una generazione di “cittadini digitali e scientifici” in grado di stimolare il processo necessario per una migliore qualità della vita. Consapevoli ed informati(zzati).
La rete delle piattaforme civiche e degli innovatori sociali.
Alcuni degli esempi sopraenunciati raccontano come, anche dal basso, la società civile italiana si sia attivata ed abbia percepito prima del legislatore l’importanza della partecipazione dei cittadini al processo di informatizzazione della conoscenza e del sapere.
Serve un coordinamento che rafforzi la connessione dei cittadini agli innovatori sociali, ai formatori e agli insegnanti, agli esperti di ICT e Social Media, alle associazioni di volontariato attive nel coinvolgimento civico, al mondo dell’informazione, che raggiunga le fasce di popolazione più disagiate ed isolate non solo fisicamente ma anche culturalmente e socialmente. E il barcamp #FacciamoLagenda è un’ottima partenza.